Nell’era dell’iperspecializzazione si è via via persa di vista la visione globale dell’individuo, quella visione che rende il medico capace di inserire una determinata patologia in un sistema fatto di migliaia di connessioni neuronali, emozionali ed ormonali, di comprenderne il funzionamento e di agire non sul sintomo ma sulla causa dello stesso.
L’uomo è fatto di mente, anima e corpo, pertanto ogni elemento non può che essere inscindibilmente legato agli altri venendone influenzato ed a sua volta modificandone l’attività in modo da mantenere, per quanto possibile, un equilibrio.
Oggi sappiamo che i geni non sono gli unici responsabili della comparsa delle malattie croniche e sappiamo che lo stile di vita è in grado di modificare l’espressione di eventuali geni predisponenti in senso favorevole o meno. Si chiama epigenetica e, in qualche modo, consegna a noi le chiavi di quelle porte aperte sul futuro: salvo i casi di malattie genetiche conclamate o mutazioni particolari, siamo noi con le nostre scelte e con il nostro modo di vivere gli unici responsabili del nostro stato di salute presente e, soprattutto, futuro.
Epigenetica significa pertanto che nutrizione, attività fisica, microbiota (l’insieme di microrganismi presenti nell’intestino), stress e benessere psichico, inquinanti ambientali, interferenti endocrini (contaminanti ambientali, sostanze o miscele potenzialmente in grado di alterare la funzione del sistema endocrino causando effetti avversi sulla salute di in organismo o della sua progenie) sono in grado di modificare l’espressione di geni coinvolti nelle principali malattie croniche.
Avendo approfondito ed elaborato tali temi e, soprattutto, scorrendo nella memoria le decine di migliaia di volti dei pazienti che ho incontrato in questi anni ho pensato che accanto al lavoro di ricerca volto a curare chi si ammala debba necessariamente esserci un lavoro altrettanto se non più intenso di prevenzione, capace di insegnare alla maggior parte della popolazione sana come evitare di ammalarsi, come prendersi davvero cura di sé, come invecchiare più lentamente e meglio.
Da qui nasce la mia visione ed il mio personale metodo di approccio con il paziente volto sì a curare il malato ma ancor prima a far sì che non si ammali, a promuovere una cultura del benessere che porti la gente a modificare radicalmente lo stile di vita per scelta e con entusiasmo e non per l’ennesima ed incomprensibile imposizione. Ritengo di vitale importanza svolgere un’attività divulgativa che possa impattare in maniera massiva sulla popolazione in modo da ridurre la comparsa delle malattie croniche oncologiche e non, migliorando la qualità della vita.
Per fare tutto ciò c’è bisogno di un approccio innovativo, fondato su basi scientifiche e che sia il più efficace possibile.
Ho dunque sviluppato un mio modo di fare medicina che unisca tutto il meglio della ricerca in tema di terapia farmacologica, terapia integrativa, rapporto medico paziente, visione “sistemica” dell’individuo e accompagnamento attraverso un percorso di cambiamento.
Ho coniato per questo approccio il termine “Medicina d’Insieme”, perchè è ciò che meglio esprime la mia modalità di essere Medico.
Medicina d’Insieme cosa significa?
– La visione d’insieme.
E’ quella modalità di fare medicina che ha una visione di insieme sul paziente che viene messo al centro e considerato come un individuo unico con un determinato patrimonio genetico ed una complessa rete di emozioni, organi, apparati, processi biochimici e neurotrasmettitoriali interconnessi tra loro e con l’ambiente in cui vive secondo le modalità ormai documentate da anni di ricerca in tema di PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia). Ognuno di questi elementi interni o esterni all’individuo può essere modificato per mantenere uno stato di benessere il più a lungo possibile o per ritrovare la buona salute laddove fosse compromessa.
– I Medici e i Professionisti della Salute Insieme
E’ l’indispensabile cooperazione tra professionisti della salute che, appunto, insieme lavorano con un unico e comune obiettivo: il benessere del paziente. Solo questo sodalizio può portare al vero successo terapeutico che va molto aldilà della risoluzione di un sintomo, ma sarà capace di portare il paziente su un livello di consapevolezza tale da garantirgli di mantenere uno stato di benessere duraturo
– I Medici insieme ai Pazienti
La risorsa fondamentale per un medico è l’empatia, quel dono che gli consente di sintonizzarsi sull’emozione dell’altro, di accoglierla e di condividerne la gestione.
Ciò che serve è riscoprire la relazione medico – paziente, quella più nobile e capace di andare molto aldilà della raccolta di dati, della visita clinica, della diagnosi e della terapia.
Ormai è documentato da vari studi: lo stato emotivo e mentale delle persone è in grado di aumentare le percentuali di guarigione in molte patologie così come un buon rapporto medico paziente ed una buona comunicazione sono in grado di migliorare il benessere psico fisico ed addirittura di rallentare la crescita di un tumore.
E se questo può fare la differenza nel malato, quale incredibile potere potrebbe avere nella persona sana?
– Le terapie farmacologiche insieme a tutto ciò che possa contribuire a renderle più efficaci e meno dannose.
Migliaia di farmaci sono in grado di curare altrettante malattie in maniera ottimale soprattutto se si pensa alle patologie acute. Noi medici abbiamo fortunatamente a disposizione armi potentissime per sconfiggere molte malattie o per tenere a bada sintomi spesso invalidanti.
Oggi è documentato da studi su ampia scala che le malattie croniche possono essere prevenute e a volte curate con migliori risultati, affiancando all’uso di farmaci strategie in grado di aumentarne l’efficacia e di renderli meno problematici dal punto di vista degli effetti collaterali.
Il potere terapeutico o comunque coadiuvante del cibo, dell’attività fisica, delle strategie di rilassamento e dell’utilizzo di integratori è ormai indiscusso.